31.3.12

Tutti i numeri del calcio italiano

71.689 Sono le squadre professionistiche in attività nella stagione 2010-2011. Di queste 470 sono professionistiche, 17.020 dilettantistiche e 54.199 giovanili. Sono state disputate 704.496 gare, 591.496 ufficiali e 113.000 amatoriali.
1.387.046 Sono i tesserati della Figc (in aumento del 9%). I professionisti sono14.477, i dilettanti 466.371 e 670.589 i giovani calciatori in erba. 62.286 gli allenatori autorizzati, 34.728 gli arbitri.
23,9% Sono i tesserati tra gli 8 e i 12 anni. Tra i bambini dai 5 ai 12 anni il 19,9% sono tesserati per la Figc. Un numero confortante, che testimonia la salute dei vivai e l'affezione dei bambini verso il calcio.
7.657 Gli stranieri minorenni al primo tesseramento per società dilettantistiche. L'Albania è il Paese più rappresentato con 1.374 ragazzi, seguita dalla Romania con 1.246.
860.239 E' il totale dei tesserati impegnati nell’attività giovanile, con un aumento di circa il 4% rispetto alla scorsa stagione.
99% La percentuale di gare organizzate dalla Lega Nazionale Dilettanti (586.985) nella stagione 2010-2011, rispetto al totale delle partite ufficiali disputate (591.496). 14.526 le società dilettantistiche, 71.219 le squadre per un totale di 1.136.960 calciatori tesserati.
2,5 miliardi Il totale del valore della produzione del calcio professionistico italiano nel 2010-2011(in diminuzione dell'1,2%). La Serie A genera l’82% dei ricavi complessivi, la Serie B il 14% e la Lega Pro il 4%.
2,9 miliardi Il costo della produzione del calcio professionistico italiano nel 2010-2011, +1,5% rispetto alla stagione precedente.
428 milioni La perdita netta prodotta dal calcio professionistico italiano in aumento di 80 milioni di euro, in crescita del 23,2%.
204 milioni La riduzione del patrimonio netto del calcio professionistico italiano: -50,2% sul 2009-2010.
2,6 miliardi Sono i debiti complessivi della Serie A al 2010-2011 (+14%). I debiti finanziari pesano per il 35%, 16% quelli commerciali, 21% i debiti verso enti specifici, il rimanente 28% si riferisce agli altri debiti.
22,4 milioni E' la contrazione dei ricavi ricavati dai botteghini degli stadio del calcio professionistico italiano nel 2010-'11, pari a circa l’ 8,2%. I ricavi da stadio rappresentano solo il 10% del totale del valore della produzione delle società professionistiche.
47,8% L’incidenza dei diritti tv sui ricavi del calcio professionistico italiano. L’incidenza al termine dello scorsa stagione sportiva era del 50,4%: in Serie A sono il 55,6% dei ricavi di esercizio (58,3% nella stagione 2009-'10) mentre in Serie B il 16,7% (16% nella stagione 2009-'10).
71% L’incidenza del costo del lavoro sui ricavi di vendita nella stagione 2010-'11, valore in linea rispetto all’esercizio precedente. La percentuale si attesta al 69% in Serie A, all’82% in Serie B, all’87% in Prima divisione e 64% in Seconda divisione.
1 miliardo Contributo previdenziale e fiscale. L’apporto del calcio nel 2009 è pari a 1.030.399.176 euro: l’85% del totale deriva dal contributo fiscale e previdenziale delle società professionistiche italiane, mentre il resto è relativo al gettito erariale derivante dalle scommesse sul calcio.
688 milioni Gettito fiscale e previdenziale in Serie A. Il contributo fiscale e previdenziale generato dalla Serie A nel 2009 è pari a 687.790.627 euro (il 79% del gettito totale del calcio professionistico italiano). La Serie B contribuisce per 120.212.572 euro (14%), mentre Prima e Seconda divisione generano rispettivamente 47.175.032 euro (5%) e 20.140.352 euro (2%).
4,4% Spettatori in meno. Il numero complessivo di spettatori che ha assistito agli incontri dei campionati professionistici italiani nel 2010-2011 risulta in calo del 4,4% rispetto alla stagione precedente. La Serie A ha registrato un decremento del 2,4%, la Serie B del 3,2%, la Prima divisione del 11% e la Seconda divisione del 19,9%.
56% Riempimento stadi. La percentuale di riempimento degli stadi in Serie A in campionato, coppa Italia e coppe europee è del 56%. La competizione che ha registrato la percentuale di riempimento maggiore è la Champions (67%), seguita dalla Serie A (59%). Ci sono percentuali inferiori in Serie B (30%), Prima divisione (26%) e Seconda divisione (20%).
20,9 euro Biglietto medio. Il prezzo medio del titolo di accesso per assistere ad un incontro di Serie A nella stagione 2009-'10 è circa 20,9 euro. La Liga presenta il prezzo medio più alto (50,4 euro), segue la Premier League con un importo pari a 48,3 euro, mentre in Polonia si registra il valore più basso (10,5 euro).

Dati che danno sicuramente idea della crisi vissuta dal calcio italiano, fortemente bisognoso di una vera politica di rilancio. Il calcio nostrano è come un bambino febbricitante, bisogna dargli la tachipirina per farlo guarire, tradotto: bisogna cambiare rotta, evitare gli scogli appuntiti e ricominciare quasi da zero, fare tabula rasa. Nel ranking Uefa, ad esempio, siamo stati oltrepassati dalla Germania e anche francesi e portoghesi si stanno avvicinando. Questa svolta potrebbe venire da una vittoria del Milan al Camp Nou oppure un  trionfo azzurro agli Europei. Ne abbiamo bisogno, come serve alle società italiane sviluppare il merchandising (fonte di guadagni sicuri), invesitire in stadi di proprietà (per accrescere gli introiti al botteghino) e sviluppare i vivai per evitare l'esborso di cifre esorbitanti per pseudo-campioni stranieri ai quali si dovrebbero preferire El Shaaarawy, Borini, Ogbonna, Immobile, Insigne, per limitarci solo ad alcuni esempi. Ce la faranno i nostri eroi? Speriamo di sì, l'alternativa è l'oblio.

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