5.4.12

Chelsea-Barcellona: la resa dei conti

Prendiamo in esame una delle due semifinali appena decise di questa Champions League. Il Chelsea risorto di Roberto Di Matteo, subentrato a Villas Boas nel corso della stagione, ed il Barcellona di Josep Guardiola, un allenatore che sa dare alla sua squadra uno dei giochi più belli al mondo, se non il gioco calcistico più bello. E' una ripetizione della semifinale dell'edizione 2008/2009, quando i Blues furono eliminati dal Barça con moltissimi fatti da recriminare, una prestazione grandiosa ma suicida ed una sfortuna senza limiti. In finale poi i blaugrana batterono 2-0 il Manchester United di Sir Alex Ferguson (reti di Samuel Eto'o e Lionel Messi) conquistando il terzo titolo complessivo tra Coppa dei Campioni e UEFA Champions League. Aprendo una parentesi, possiamo dire che anche il Manchester nella finale dello scorso anno voleva vendicarsi, ma alla fine è finita comunque 3-1 per il Barcellona (ricorderete, gol di Pedro, pareggio di Wayne Rooney e centri decisivi di Messi e David Villa); ma questa è un'altra storia. Il Chelsea fu eliminato sì, ma non fu un'eliminazione che andò tanto giù ai tifosi londinesi: ecco il perché.
A differenza di quest'anno l'andata si giocava al Camp Nou, dove finì 0-0. Al ritorno a Stamford Bridge tutto era possibile (la squadra di Guardiola non era ancora quella di adesso). Dopo soli 9 minuti il Chelsea esultava: il gol del vantaggio era stato firmato da Essien, con un tiro di potenza mostruosa e precisione sopraffina da fuori area, che aveva bucato l'incolpevole Victor Valdez. Durante il corso del primo tempo gli ospiti non si erano mai resi pericolosi, solo un guizzo di Xavi, ma niente di che. Invece i padroni di casa si erano mangiati diverse occasioni, con la palla che sembrava non voler entrare: il primo episodio, invece, dove ci furono dei dubbi è un fallo di Daniel Alves su Malouda al limite dell'area nel quale non si capisce se avviene fuori o dentro il limite dei 16 metri, l'arbitro assegna il calcio di punizione, che si trasforma in un'ennesima palla-gol per Drogba, non sfruttata. Nella ripresa il Barcellona continua a vedersi decisamente poco, l'occasione più clamorosa è giusto un'incursione di Messi, con il tiro che non inquadra lo specchio della porta. Sul fronte opposto il Barcellona rimane in 10 contro 11 per l'espulsione di Abidal, fallo da ultimo uomo su Anelka (forse l'unica decisione importante azzeccata dal direttore di gara, pessimo). Ma è qui che inizia l'orrore: il Chelsea non riesce a chiuderla non solo per un errore a tu per tu di Drogba, ma anche perché viene negato un calcio di rigore piuttosto netto per fallo di mano di Piqué. Alla fine, al 92', il Barcellona trova il pazzesco ed immeritato pari al primo tiro pericoloso in porta, un 1-1 che fa passare i blaugrana alla finale di Roma. Rinvia male Essien, Messi raccoglie il pallone e lo gioca dietro per Iniesta, che da poco fuori area scarica in rete sotto l'incrocio dei pali il gol che zittisce Stamford Bridge. Gli uomini di Hiddink hanno le gambe tagliate ma non demordono, al 95' tiro di Ballack parato con le mani da un difensore: neanche questa volta viene assegnato il tentativo dal dischetto. Finisce dunque 1-1 e passa il Barcellona, che va a vincere poi la finale. Un'eliminazione ingiusta per ciò visto in campo ma soprattutto che penalizza i Blues, tanti gli errori arbitrali, senza contare l'incredibile beffa del gol di Iniesta nel recupero. Quest'anno il Chelsea ha voglia di rifarsi, ed è questo che renderà il match probabilmente più entusiasmante ed aperto di quanto possa essere sulla carta.

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